La Capitolare custodisce una collezione di oltre 1200 manoscritti, tra cui sono incluse opere uniche al mondo. Tra le opere più prestigiose troviamo la più antica copia al mondo del De Civitae Dei di S. Agostino, scritta all’inizio del V secolo, quando il santo era ancora in vita. Di fondamentale importanza sono poi le Istituzioni di Gaio, risalenti al V secolo: l’unico testo di giurisprudenza romana classica al mondo ad essere sopravvissuto alle manipolazioni bizantine della riforma di Giustiniano, giunto fino a noi sotto forma di palinsesto (un manoscritto “riciclato”). L’Indovinello Veronese, un piccolo enigma conservato in un codice dell’VIII secolo, è la più antica testimonianza scritta di quella che sarebbe diventata la lingua italiana, datata alla fine dell’VIII secolo. Tra i tesori più preziosi troviamo anche il Codice VI , uno dei più antichi evangeliari purpurei sopravvissuti nella sua interezza, scritto in eleganti lettere d’argento e d’oro, che emozionò anche San Bernardino da Siena (1380-1444) per la sua bellezza e maestosità. Il cosiddetto Codice di Ursicino, dal nome del suo copista, è la prova che lo Scriptorium di Verona, alle origini della Biblioteca, era già attivo almeno nel VI secolo, in quanto riporta – oltre alla firma dell’amanuense – l’indicazione di luogo e data: Verona, le calende di agosto dell’anno di consolato di Agapito (1 agosto 517 d.C.). Tra le raffigurazioni più iconiche, la cosiddetta Iconografia Rateriana è la prima rappresentazione grafica di Verona: un’immagine evocativa e narrativa, che prende il nome dal vescovo che la commissionò, Raterio di Liegi (892-974). L’originale andò perduta durante la Rivoluzione Francese; la prima copia, realizzata con tecniche simili all’originale e qui conservata, è datata 1739 e apparteneva all’intellettuale veronese Scipione Maffei. Oltre alle sue collezioni di codici, la Biblioteca Capitolare raccoglie un ricco archivio di pergamene, diplomi e documenti manoscritti. Le collezioni della Biblioteca comprendono numerosi altri testi di pregio e documenti: non solo manoscritti, ma anche circa 100.000 volumi a stampa tra cui troviamo incunaboli, cinquecentine e seicentine, testi moderni e contemporanei. Tutte queste opere costituiscono un patrimonio di conoscenza straordinario, che ha attraversato i secoli e le vicende della storia e che ancora oggi ci affascina e ci interroga. Oltre alla Biblioteca e all'Archivio è presente il Museo Canonicale che custodisce una pinacoteca e un corpus di arredi sacri provenienti dalle chiese legate al Capitolo: turiboli, croci, anelli papali decorati con elementi in oro, argento, madreperla e pietre colorate, risalenti a diversi periodi storici che vanno dal Medioevo all’Ottocento. In queste sale affrescate si possono ammirare, tra le altre, opere di Francesco Morone, Antonio Badile, Giovanni Caroto, nonché alcuni oggetti archeologici trovati nel corso degli scavi nell’area del chiostro e databili al periodo paleocristiano.
Tra i suoi scaffali possiamo rintracciare testi riferibili alle più svariate discipline: teologia, diritto, poesia, filosofia, astronomia, medicina, botanica, storia e numerose altre scienze. Questa varietà ci testimonia il felice incontro e la reciproca integrazione e contaminazione del sapere religioso e laico che sono alla base dello sviluppo della cultura occidentale.
L’Archivio Capitolare attesta l’attività dei canonici di Verona nel corso dei secoli e comprende una serie di circa 11.000 pergamene, di cui la più antica risale al 710, e 716 faldoni con documenti cartacei a partire dal XIII secolo. A questa documentazione si aggiungono fondi donati all’Archivio da privati e enti. Tali materiali riportarono ingenti danni nell’inondazione dell’Adige del settembre 1882.
Il Museo Canonicale, con Decreto Vescovile del settembre 2021, è stato definito "di interesse diocesano".
La Capitolare custodisce una collezione di oltre 1200 manoscritti, tra cui sono incluse opere uniche al mondo. Tra le opere più prestigiose troviamo la più antica copia al mondo del De Civitae Dei di S. Agostino, scritta all’inizio del V secolo, quando il santo era ancora in vita. Di fondamentale importanza sono poi le Istituzioni di Gaio, risalenti al V secolo: l’unico testo di giurisprudenza romana classica al mondo ad essere sopravvissuto alle manipolazioni bizantine della riforma di Giustiniano, giunto fino a noi sotto forma di palinsesto (un manoscritto “riciclato”). L’Indovinello Veronese, un piccolo enigma conservato in un codice dell’VIII secolo, è la più antica testimonianza scritta di quella che sarebbe diventata la lingua italiana, datata alla fine dell’VIII secolo. Tra i tesori più preziosi troviamo anche il Codice VI , uno dei più antichi evangeliari purpurei sopravvissuti nella sua interezza, scritto in eleganti lettere d’argento e d’oro, che emozionò anche San Bernardino da Siena (1380-1444) per la sua bellezza e maestosità. Il cosiddetto Codice di Ursicino, dal nome del suo copista, è la prova che lo Scriptorium di Verona, alle origini della Biblioteca, era già attivo almeno nel VI secolo, in quanto riporta – oltre alla firma dell’amanuense – l’indicazione di luogo e data: Verona, le calende di agosto dell’anno di consolato di Agapito (1 agosto 517 d.C.). Tra le raffigurazioni più iconiche, la cosiddetta Iconografia Rateriana è la prima rappresentazione grafica di Verona: un’immagine evocativa e narrativa, che prende il nome dal vescovo che la commissionò, Raterio di Liegi (892-974). L’originale andò perduta durante la Rivoluzione Francese; la prima copia, realizzata con tecniche simili all’originale e qui conservata, è datata 1739 e apparteneva all’intellettuale veronese Scipione Maffei. Oltre alle sue collezioni di codici, la Biblioteca Capitolare raccoglie un ricco archivio di pergamene, diplomi e documenti manoscritti. Le collezioni della Biblioteca comprendono numerosi altri testi di pregio e documenti: non solo manoscritti, ma anche circa 100.000 volumi a stampa tra cui troviamo incunaboli, cinquecentine e seicentine, testi moderni e contemporanei. Tutte queste opere costituiscono un patrimonio di conoscenza straordinario, che ha attraversato i secoli e le vicende della storia e che ancora oggi ci affascina e ci interroga. Oltre alla Biblioteca e all'Archivio è presente il Museo Canonicale che custodisce una pinacoteca e un corpus di arredi sacri provenienti dalle chiese legate al Capitolo: turiboli, croci, anelli papali decorati con elementi in oro, argento, madreperla e pietre colorate, risalenti a diversi periodi storici che vanno dal Medioevo all’Ottocento. In queste sale affrescate si possono ammirare, tra le altre, opere di Francesco Morone, Antonio Badile, Giovanni Caroto, nonché alcuni oggetti archeologici trovati nel corso degli scavi nell’area del chiostro e databili al periodo paleocristiano.
Tra i suoi scaffali possiamo rintracciare testi riferibili alle più svariate discipline: teologia, diritto, poesia, filosofia, astronomia, medicina, botanica, storia e numerose altre scienze. Questa varietà ci testimonia il felice incontro e la reciproca integrazione e contaminazione del sapere religioso e laico che sono alla base dello sviluppo della cultura occidentale.
L’Archivio Capitolare attesta l’attività dei canonici di Verona nel corso dei secoli e comprende una serie di circa 11.000 pergamene, di cui la più antica risale al 710, e 716 faldoni con documenti cartacei a partire dal XIII secolo. A questa documentazione si aggiungono fondi donati all’Archivio da privati e enti. Tali materiali riportarono ingenti danni nell’inondazione dell’Adige del settembre 1882.
Il Museo Canonicale, con Decreto Vescovile del settembre 2021, è stato definito "di interesse diocesano".